alfonso artiaco
alfonso artiaco
fondata nel 1986

giovanni anselmo
18.01.2022 - 05.03.2022

La galleria Alfonso Artiaco è lieta di annunciare l’inaugurazione della mostra personale di Giovanni Anselmo, lunedì 17 gennaio 2022 dalle ore 10 alle 19.

Giovanni Anselmo presenta la sua terza personale in galleria a piazzetta Nilo; le precedenti nel 1991, nello spazio di Pozzuoli, e nel 2005 a Palazzo Partanna in piazza dei Martiri.
Tra i primi nella cerchia dei fondatori del movimento Arte Povera, Anselmo sin dal finire degli anni ‘60 trae la propria ispirazione dall’osservazione degli eventi naturali e dall’energia che ne scaturisce. La sua ricerca radicale combina materiali di diversa natura in continuo dialogo o conflitto, rendendo quasi tangibili le forze che animano l’opera d’arte, manifestandosi attraverso gli effetti sul mondo circostante.
Questo dualismo si traduce in una tensione continua tra visibile e invisibile, tra potenza e atto, tra finito ed infinito. Organico e inorganico, naturale e tecnologico, leggerezza e pesantezza sono solo alcune delle coppie dialettiche sulle quali l’artista lavora in cui l’energia insita nella materia è bloccata in quell’attimo in cui fenomeni opposti collidono e si azzerano.

La mostra presenta una selezione di lavori datati dal finire degli anni ’60 fino ad oggi, in un percorso di opere rappresentative dell’artista.

Direzione (1967-2002) è un blocco di arenaria sulla cui faccia superiore è incastonato un ago magnetico che rende l’opera capace di auto determinare il proprio orientamento nello spazio. Il magnetismo copre un ruolo fondamentale nel lavoro di Anselmo. Un tema che l’artista ha proposto negli anni utilizzando molteplici materiali: il lavoro in mostra Verso Sud (1967-2009), in cui l’ago magnetico è disegnato su carta e appoggiato a terra sotto una lastra di plexiglass, segue lo stesso concetto, forzando però il naturale disporsi dell’ago verso nord e orientandosi nell’opposta direzione.            

Infinito (1970) è una fotografia dell’infinito attraverso il cielo scattata con la messa a fuoco, appunto, su ∞. L’impiego del medium fotografico da parte dell’artista è mirato alla presentazione di un’esperienza, più che alla sua rappresentazione. Anselmo stesso, commentando l’opera, spiega questa distinzione: «La fotografia è in un certo modo l’equivalente di un “istante”. Se la fotografia dal punto di vista del tempo è così estrema, il modo più conseguente di ricorrere a essa è quello di farne un uso estremo, condurla al massimo delle sue possibilità».
In mostra anche il lavoro Particolare del lato in alto della prima I d'Infinito (14.4.1975) in cui questa volta è una fitta campitura di grafite che prova a cogliere e cristallizzare in una forma finita e visibile il concetto di infinito.
          

Invisibile (1971-75) è un parallelepipedo di granito nero d'Africa su cui è incisa la scritta VISIBILE. Il blocco non è intero ma tagliato su un lato, su cui si presupponeva inscritto il suffisso IN, ovvero la sua parte invisibile, infinita e incommensurabile, quella che renderebbe l'opera finita ma «invisibile». Con un gesto essenziale, Anselmo allude alla possibilità di trovare un completamento in ciò che non vediamo, portando a convergere la sfera del sensibile con quella dell’intelletto, la materia con l’immaginazione, il microcosmo umano con il macrocosmo universale.

Particolare (1972-2013) è una delle opere più rappresentative di Giovanni Anselmo. L'installazione si compone di uno o più proiettori che riproducono la scritta PARTICOLARE su un punto specifico dello spazio espositivo. Quando i visitatori si trovano tra il proiettore e la parete opposta, il fascio di luce colpisce una parte del loro corpo, la parola "particolare" si focalizza e diventa così una didascalia che descrive il processo innescato dall'opera stessa.
 
L’Oltremare (1979-2022) è il tono del colore utilizzato per un intervento pittorico site-specific in galleria che si riferisce al minerale utilizzato per produrre il pigmento blu anticamente importato in Europa da terre lontane, “al di là del mare”. Il Lavoro sottolinea l’importanza che ha per l’artista non tanto l’opera in sé, quanto la sua relazione con l’esterno, l’essere parte di un universo. L’oltremare è «una indicazione spaziale di un altrove che, intorno a noi, si trova in tutte le direzioni. Sulla Terra, infatti, qualunque direzione si scelga di percorrere, prima o poi comparirà sempre un oltremare. Collocare questo colore su una parete significa per me scegliere e indicare quella direzione, verso l’oltremare sulla parete e verso l’oltremare nello spazio esterno»

L’opera Senza Titolo (1990) è composta da una tela ed una lastra di granito legate da un cavo di acciaio con nodo scorsoio ed installate a parete. Anselmo, in un gesto caratteristico dell'Arte Povera, abbandona le categorie tradizionali dell’arte, nascondendo quasi la tela bianca dietro la pietra. Con un equilibrio quasi innaturale, questa sospensione da terra trasmette una certa leggerezza, a suggerire una diminuzione della forza di gravità, mentre la giustapposizione della roccia con la tela evidenzia un dialogo tra la scultura e lo spazio del quadro.
In mostra anche due lastre di granito, entrambe dal titolo Il Colore e la pietra sono peso vivo (2018). Le due opere inclinate in verticale si arrendono alla forza di gravità rimanendo poggiate a terra e, mediante uno spigolo, alla parete.

Dove le stelle si avvicinano di una spanna in più (2001-2017): tre blocchi di granito tagliati a vivo su due lati e sugli altri due a spacco, poggiati sul pavimento creano un breve percorso calpestabile dai visitatori. Un invito dell’artista a seguire la proiezione che titola l’opera e di salire sulle pietre per avvicinarsi di una spanna in più verso le stelle.



Giovanni Anselmo (1934, Borgofranco d’Ivrea, Torino) vive e lavora a Torino. Alla prima mostra personale del 1968 sono seguite numerose esposizioni in musei e istituzioni italiane e internazionali, tra cui le più recenti sono: Accademia di San Luca, Roma (2019); Fondazione Querini Stampalia, Venezia (2017); Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Torino (2016); Musée d’art Modern et Contemporain de Saint-Étienne, Francia (2015); Kunstmuseum Winterthur, Svizzera (2013); MAMbo, Bologna (2006); Ikon Gallery, Birmingham, UK (2005); Museum Kurhaus Kleve, Germania (2004). Nel 2016 è stato insignito del prestigioso premio Presidente della Repubblica dell’Accademia Nazionale di San Luca; nel 1990 ha ricevuto il Leone d’Oro per la Pittura. Ha partecipato alla Biennale di Venezia nel 1972, 1978, 1980, 1986, 1990, e 2007 e a Documenta a Kassel nel 1972 e 1982.

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