Gli Usa abbandonano i toni belligeranti contro la Corea del Nord. La pace con la Corea del Nord è una "possibilità" per gli Stati Uniti, ha affermato quest'oggi il presidente degli Stati maggiori riuniti Usa, cioè la più alta carica militare americana, il generale Joe Dunford. Tuttavia, l'alto ufficiale ha chiarito che gli Usa hanno "opzioni militari credibili e applicabili" per affrontare il regime di Kim Jong Un.
Il generale ha parlato durante la sua visita a Pechino e ha chiarito che gli Stati Uniti non hanno intenzione di rinunciare alle esercitazioni congiunte con la Corea del Sud, che hanno allarmato Cina e Corea del Nord. Dunford è al suo ultimo giorno di visita in Cina e si è recato anche nella zona militare settentrionale, al confine tra la Repubblica popolare e la Corea del Nord.
"Quello che è inimmaginabile per me non è un'opzione militare", ha detto, prima di incontrare il presidente cinese, Xi Jinping. "Quello che è inimmaginabile", ha continuato, "è permettere lo sviluppo di missili balistici con una testata nucleare che possano minacciare gli Stati uniti e continuino a minacciare la regione".
Dunford, dopo Cina e Corea del Nord, si recherà in Giappone, dove discuterà sempre delle tensioni con la Corea del Nord. Il generale ha ammesso che l'ipotesi di una soluzione militare è "orribile" e ha detto che verrà impiegata solo nel caso in cui le pressioni diplomatiche ed economiche dovessero fallire nel creare le condizioni per un dialogo politico. "Credo ora che ci sia ancora una lunga strada da percorrere, ma che siamo su una strada nella quale c'è una possibilità, e io spero una probabilità, che possiamo risolverla pacificamente", ha concluso Dunford.
Prima di lui ci ha pensato il presidente sudcoreano, Moon Jae-In, a gettare acqua sul fuoco: non ci sarà nessuna guerra nella penisola coreana perché Seoul può contare su un veto "de facto" su ogni azione militare che gli Stati Uniti potrebbero decidere in reazione alle ambizioni nucleari di Pyongyang, ha affermato Moon. E gli Stati Uniti e il presidente Trump sono d'accordo che "qualunque sia l'opzione scelta" di fronte a Pyongyang, "non sarà presa una decisione se non dopo aver consultato la Repubblica di Corea e ottenuto il suo accordo".
Le tensioni si sono acuite da quando la Corea del Nord ha sperimentato, lo scorso mese, due missili balistici intercontinentali, la gittata dei quali è in grado di raggiungere il territorio americano. Al contempo ha minacciato la scorsa settimana il lancio di missili in prossimità del territorio americano di Guam, nel Pacifico, anche se Pyongyang sembra aver momentaneamente accantonato questo proposito.
Il regime comunista ha reagito in questo modo alle dichiarazioni del presidente americano, Donald Trump, che ha promesso di scatenare "fuoco e furia" sulla Corea del Nord. L'inquilino della Casa Bianca ha, inoltre, avvertito che l'esercito americano è pronto. Una guerra di parole che fa temere un errore di calcolo dalle conseguenze potenzialmente catastrofiche. Ma Moon ha dichiarato che "impedirà la guerra a ogni costo".
Washington è garante della sicurezza della Corea del Sud dalla fine della guerra del 1953, che ha sancito la divisione della penisola. Il conflitto si è concluso senza trattato di pace anche se le due Coree sono ancora tecnicamente in guerra. Washington ha un contingente di 28.500 soldati in Corea del Sud per proteggerla dalla Corea del Nord.